La normalità straordinaria

Inizio questo mio articolo citando uno specifico colore: il bianco; sì, perchè è il colore della purezza, caratteristica comune delle persone che citerò più avanti, ed è anche il colore di una sciarpa che rappresenta la speranza da tanti anni, in Italia e nel mondo; mi riferisco alla sciarpa di Telethon, di una delle quali ne sono entrato in possesso ieri, e che per tanti anni ho visto al collo di tanti personaggi televisivi, uno fra tutti l’indimenticabile Fabrizio Frizzi; non a caso ho scelto lui come simbolo, perchè per me ha sempre rappresentato la bontà d’animo fatta persona, ma tutto questo non a discapito della professionalità, sin dai tempi di Tandem, quando, era evidente che esercitava il doppio dell’energia, anche per vincere la sua timidezza e questo lo notavo anche negli anni successivi, quando risultava un po’ impacciato durante le sue esibizioni canore, quando si trovava lui da solo, davanti al pianoforte ed una telecamera, essendo consapevole che dall’altra parte c’erano milioni di persone pronte a giudicarlo.

Tutte queste considerazioni le ho fatte per mettere in evidenza che una persona normale e che è rimasta tale, nonostante la popolarità acquisita, quindi con un comportamento “ordinario”, risulta invece rispetto alla massa, un atteggiamento STRAordinario.

Lo stesso discorso che ho fatto ieri, quando ho visto a Roma centomila ed oltre persone, che manifestavano, e mi riferisco al “popolo delle sardine“; anche qui una manifestazione, pacifica, composta la maggior parte da persone di un’età molto giovane, che, pur avendo un’evidente posizione politica, hanno dichiarato più volte che non formeranno un partito politico, ma il loro intento è soltanto quello di dare una ventata di umanità a tutti i livelli, tra la gente comune, ed anche per risvegliare la vera mission di alcuni partiti politici, che sono attualmente, diciamo così… dormienti. Ed anche qui, tutto questo, che dovrebbe essere una cosa normale, in un Paese che si dichiara civile, invece sa di miracoloso.

Speriamo che, col tempo, il punto di vista torni nel giusto verso, ovvero che ci sia, detta in modo giornalistico, più cronaca BIANCA, che cronaca nera.